Museo San Pio X - Salzano - www.museosanpiox.it
testata
Home > Chi è San Pio X > Le musiche sacre di Giuseppe Sarto

LE MUSICHE SACRE DI GIUSEPPE SARTO

34 anni fa usciva, a cura di mons. Guglielmo Zaggia, un articolo che descriveva un piccolo quaderno, intitolato "Musica di mano di Giuseppe Melchior Sarto, chierichetto del Seminario di Padova - ora Pio X", contenente brani musicali relativi alla liturgia della Settimana Santa, con la firma autografa di Giuseppe Melchiorre Sarto, futuro Pio X e S. Pio X.

Di tali brani era a conoscenza mons. Angelo Marchesan (1859-1932), il principe dei biografi di Pio X, che nel 1905 pubblicò il "Pange lingua" nel Giovedì Santo e che avanzò l'ipotesi che si trattasse di musica tanto autografa quanto altrettanto trascritta e copiata. Dello stesso parere è stato pure Nello Vian (1907-2000), quando pubblicò le lettere del Santo nel 1954 e nel 1958.

Mons. Zaggia era invece del parere che si trattasse di opera originale del giovane chierico, il migliore alunno del Seminario di Padova fra il 1850 ed il 1858, favorito in questo dalla disciplina del Seminario stesso, ed addirittura preposto alla direzione della Schola Cantorum del medesimo, essendo dotato di eccellenti qualità musicali, che ebbe la fortuna di potere coltivare alla scuola di don Pietro Jacuzzi (1819-1902), friulano incardinato nella diocesi di Treviso e cappellano di Riese.

Secondo lo Zaggia, il Sarto "nel suo giovanile entusiasmo", può avere "potuto pensare anche a comporre della musica originale, sui testi della liturgia della Settimana Santa che lo colpivano in modo particolare". Ed aggiunge: "Che quella del quadernetto in esame non sia musica copiata di altro autore, ma originale, lo si può dedurre anche dall’esame del suo contenuto. Sono brani, anzitutto, di un solo autore. Lo stile, il fraseggio musicale, i procedimenti melodici, modali, ritmici e armonici, perfino gli stessi errori di armonia denotano inequivocabilmente la stessa mano dal primo all'ultimo brano". E poi rincara la dose, proponendo come ulteriori prove le "correzioni apportate come migliorie, ma ahìme!, non sempre meglio riuscite della prima stesura. Le melodie sono facili, cantabili, popolari. L'armonizzazione, per tre voci d'uomo, non di raro, claudicante, incerta o addirittura sbagliata. Evidentemente la preparazione musicale del giovane autore non è quella di un allievo di Conservatorio, specialmente in fatto di armonia. C'è più passione che arte. Comunque il quadernetto può ben essere inserito come una nuova tesserina nel mosaico e che ci fa conoscere la figura di S. Pio X".

L'amore del Sarto per la musica nasce a Riese, dove si era fatto notare perché "aveva una bella voce, intonata e sicura... e cantava in chiesa con soddisfazione di tutti i parrocchiani", e "fin da fanciullo si occupava molto di catechismo e del canto sacro e faceva parte dei fanciulli cantori".

I brani contenuti nel quadernetto sono 15 e sono distribuiti tra la Domenica delle Palme (3), il giovedì santo (6), il venerdì santo (3), ed il sabato santo (3).

Si tratta di melodie semplici e a più voci, molto sentite e piuttosto complete nella forma: tuttavia l’armonia è condotta, in quasi tutti i brani, in una "maniera un po’ dilettantesca", con "deficienze e insufficienze". Solo un brano, scritto durante il periodo di Mantova (1884-93), è in chiave di sol, mentre tutti gli altri sono in chiave di do.

Certamente molti di questi canti sono stati proposti a Tombolo e a Salzano, fra il 1858 ed il 1875, come ebbero a testimoniare diverse persone. Anzi a Salzano il Sarto ha rinnovato l'organo, eliminando registri non liturgici, ed ha fondato nell'inverno del 1868 un piccolo gruppo di cantori di chiesa. Il Sarto tenne sempre caro questo quadernetto, che si portò sempre dietro fino a Venezia, dove si è fermato. Ora queste musiche sono state riprese e riadattate in diverse parti del mondo, fra i trevigiani emigrati nel Canada e nella lontana Australia, per testimoniare il ricordo del santo papa trevigiano, autore di una delle più incisive e durature riforme liturgiche attuate nella Chiesa.

Le riforme musicali, iniziate ed attuate a Tombolo ed a Salzano, sono state poi allargate ed approfondite a Mantova ed a Venezia. Apparse a livello di Chiesa Universale nel motu proprio "Fra le sollecitudini" del 22 novembre 1903, sono durate fino al Concilio Vaticano II ed alle riforme apportate nella costituzione sulla liturgia "Sacrosanctum Concilium" (4 dicembre 1963).

Quirino Bortolato

QUADERNETTO AUTOGRAFO DI MUSICHE SACRE DI GIUSEPPE SARTO, CHIERICO NEL SEMINARIO DI PADOVA

a cura di Guglielmo Zaggia [*]

Nella Biblioteca del Seminario Patriarcale di Venezia si conserva un quadernetto contenente brani musicali relativi alla liturgia della Settimana Santa, che in calce alla copertina e al foglio di guardia porta la firma: G[iuseppe] M[elchiorre] Sarto [1].

Mons. Marchesan, il noto biografo di Pio X, ne conosceva la esistenza [2]. Nessun dubbio che si tratti di autografo. Ne fanno garanzia e la calligrafia e la firma. Invece si pone il problema se si tratta di musica copiata, come afferma il Marchesan e dietro a lui N. Vian [3], oppure di opera originale del giovane chierico, alunno del Seminario di Padova [4].

Dotato di eccellenti doti musicali [5], il Sarto ebbe la fortuna di poterle coltivare alla scuola del suo cappellano Don Pietro Jacuzzi, il quale alla grande bontà e alla soda cultura teologica, univa il culto alla musica [6].

Entrato nel Seminario di Padova, il Sarto continuò a mantenersi in relazione affettuosa con il cappellano, anche quando questi fu trasferito da Riese [7], e continuò a coltivarsi nella musica, favorito dalla disciplina del Seminario stesso [8], Del suo continuato interesse per la musica abbiamo la testimonianza sia nelle sue lettere dal Seminario sia dalla voce dei testimoni. Quando era appena in 2a Liceo (detta allora 1° anno di filosofia) trascrisse una Messa per il suo cappellano [9]. Fu anzi preposto alla direzione della Schola Cantorum del Seminario [10].

Si può capire come nel suo giovanile entusiasmo egli abbia potuto pensare anche a comporre della musica originale, sui testi della liturgia della Settimana Santa che lo colpivano in modo particolare [11].

Che quella del quadernetto in esame non sia musica copiata di altro autore, ma originale, lo si può dedurre anche dall'esame del suo contenuto. Sono brani, anzitutto, di un solo autore. Lo stile, il fraseggio musicale, i procedimenti melodici, modali, ritmici e armonici, perfino gli stessi errori di armonia denotano inequivocabilmente la stessa mano dal primo all'ultimo brano.

Ci sono poi correzioni apportate come migliorie, ma ahìme!, non sempre meglio riuscite della prima stesura. Le melodie sono facili, cantabili, popolari. L 'armonizzazione, per tre voci d'uomo, non di raro, claudicante, incerta o addirittura sbagliata. Evidentemente la preparazione musicale del giovane autore non è quella di un allievo di Conservatorio, specialmente in fatto di armonia. C'è più passione che arte. Comunque il quadernetto può ben essere inserito come una nuova tesserina nel mosaico e che ci fa conoscere la figura di S. Pio X [12].

I brani contenuti nel quaderno musicale sono cosi distribuiti:

DELLA DOMENICA DELLE PALME

1) Gloria laus - a tre e quattro voci.
Melodia semplice, cantabile [13].

2) Gloria laus - a tre voci.
La melodia vorrebbe essere più vivace della precedente.

3) Gloria laus - a due voci.
Altra melodia più semplice, orecchiabile.

PEL VENERDÌ SANTO

4) Popule meus - a tre voci.
Melodia molto sentita e completa nella forma; l'armonia invece è condotta, come in tutti gli altri brani, in maniera un po' dilettantesca.

5) O Crux benedicta - a quattro voci.
Vorrebbe essere un mottetto a grande respiro, con "soli" e "tutti", e abbellimenti, e movimento di parti... Ma le forze sempre non reggono.

6) Vexilla regis - a tre voci.
A parte le solite deficienze e insufficienze di armonia, l'inno presenta un certo interesse, con la sua forma tristrofica ottocentesca e l'"allegro" finale.

PEL GIOVEDÌ SANTO

7) Pange lingua - a tre voci.
Melodia semplice, cantabile.

8) Tantum ergo - a tre voci.
Nella sua stesura semplice, è il classico tipo del "Tantum ergo" ante-riforma, con l'immancabile "Genitori", più brioso, a 3/4, e con un buon numero di "Amen".

9) Nos autem - a tre voci.
Brano piuttosto insignificante, come il seguente.

10) Christus factus est - a tre voci.

11) Dextera Domini - a tre voci.
Mottettino discreto come melodia e movimento di parti.

12) O Redemptor - a due e tre voci.
Melodia breve, discorsiva, sul modulo gregoriano [14]

PEL SABATO SANTO

13) Dopo l'Epistola: Confitemini Domino - a tre voci.
Brano da cantarsi a gran voce (!), come il seguente.

14) Gloria Patri pei Vesperi - a tre voci.

15) Litanie della Madonna - a tre voci.
Modulo popolare di Litanie, aggiunto agli altri brani. A p. 20, nei tre righi superiori rimasti liberi, c'è pure un abbozzo di Kyrie per Litanie.

 

NOTE

[*] Lo pubblicò in "Fonti e ricerche di storia ecclesiastica padovana", II, Padova 1969, pp. 341-345.

[1] Ms. 389-6 di mm. 220 x 145 e pp. (non numerate) 24; risultano strappate, in parte, l'ultima pagina e l'ultimo foglio di guardia.

[2] A. MARCHESAN, Papa Pio X nella sua vita e nelle sue opere, Einsiedeln, 1905, p. 395. Anzi riporta in cliché un brano, il "Pange lingua" nel Giovedì Santo.

[3] San Pio X, Lettere raccolte da NELLO VIAN, Padova 1958,2. ed., p. 8. Anche il compilatore del catalogo della Biblioteca del Seminario di Venezia sembra essere dello stesso parere; annota infatti nella parte interna della sopraccopertina: "Musica di mano di Giuseppe Melchior Sarto, chierichetto del Seminario di Padova - ora Pio X".

[4] La formazione del chierico Sarto nel Seminario di Padova dal 1850 al 1858 per il ginnasio superiore, il liceo e la teologia, dopo il MARCHESAN, Papa Pio X nella sua vita, pp. 49-100, è stata ristudiata con nuova documentazione da I. DANIELE, La formazione di S. Pio X nel Seminario di Padova, in "Studia Patavina", 1 (1954), pp. 287-317 ed ora in questo volume, pp. 6-51.

[5] MARCHESAN, Papa Pio X nella sua vita, p. 27; L 'opera di Pio X nella restaurazione della musica sacra, in "Bollettino Ceciliano", V (1910), pp. 210-211. Mons. G. Bernardi, citato in F. ROMITA, La preformazione del Motu Proprio di S. Pio X sulla musica sacra, Roma 1961, p. 26, dice: «Aveva una bella voce, intonata e sicura... e cantava in chiesa con soddisfazione di tutti i parrocchiani». Mons. G. Bressan, pure in ROMITA, La preformazione, p. 27: «Fin da fanciullo si occupava molto di catechismo e del canto sacro e faceva parte dei fanciulli cantori». Anche a Castelfranco Veneto, quando frequentava il ginnasio, ospite della famiglia Finazzi, dinanzi all'altarino che aveva improvvisato in casa, cantava con la sua bella voce e insegnava a cantare ai suoi piccoli compagni. ROMITA, La preformazione, p.27.

[6] Fu abile suonatore di clarinetto e cultore appassionato del canto, afferma il MARCHESAN, Papa Pio X nella sua vita, p. 211. "Conosciute le nobili tendenze del giovinetto Sarto, assai per tempo seppe invaghirlo alla musica di chiesa, e nelle ferie autunnali, con la confidenza d'un compagno più che con l'autorità di un superiore, quasi ogni giorno veniva addestrando il diligente discepolo si nel teorico che nel pratico esercizio di essa". Appena prese forma e consistenza il movimento di riforma della musica sacra in Italia, don Pietro Jacuzzi, allora canonico della cattedrale di Treviso, fu tra i primi ad aderirvi. Don Guerrino Amelli, promotore di quel movimento, nel 1883 lo salutava come uno dei più zelanti fautori e collaboratori della regione veneta assieme a Bottazzo, Cheso, Bertapelle ed altri. Cfr, "Musica Sacra", VII (1883), p. 18. Partecipò alla prima adunanza della Generale Associazione Italiana di S. Cecilia, fondata dall'Amelli. a Milano (4-6 sett. 1880). Cfr. "Musica Sacra", IV ( 1880), p. 82. Nel 1882 si fece promotore di una sottoscrizione per contribuire alle spese del Congresso Europeo di canto gregoriano di Arezzo. Cfr. E. MONETA CAGLIO, L'attività musicale di S. Pio X, in "Bollettino Ceciliano", LIX (1964), pp. 236-269. Nel 1891 partecipò al I Congresso Nazionale di musica sacra a Milano (1-14 nov.), cfr. "Musica Sacra", XVI (1982), p. 6. Venne nominato delegato diocesano della Società Veneta di S. Gregorio e in tale veste partecipò ai Congressi di Venezia (10-13 Ott. 1892), cfr. "La Scuola Veneta di musica sacra", I (1892), p. 29 e di Thiene (10-13 Ott. 1893) cfr. ibid, II (1893), pp.15 e 21.

[7] Delle lettere del Sarto pubblicate dal MARCHESAN, Papa Pio X nella sua vita, e dal VIAN, San Pio X Lettere, sono ben 19 quelle indirizzate al Jacuzzi: 14 dal Seminario di Padova, 3 da Tombolo e Salzano, 2 da Mantova.

[8] Un regolamento del 1835 stabiliva che le ore di lezioni di canto sacro in Seminario fossero settimanali. Insegnante, un mansionario del Duomo. Il maestro sceglieva uno o più chierici esperti nel canto gregoriano e li metteva a capo di altrettante compagnie, affidando loro un numero di chierici da addestrare settimanalmente in ore opportune per l'ufficiatura che doveva essere sostenuta a turno nella cappella del Seminario. I migliori venivano istruiti anche nel canto figurato. Cfr. I. DANIELE, La formazione di S. Pio X, pp. 313-314.

[9] «L'altro giorno appunto ho terminato di copiare la Messa, di cui altra volta Le ho fatto parola, ed ecco che prendo l'occasione del favorevole incontro che mi si presenta, onde a Lei spedirla. È inutile che io venga adesso con lunga descrizione ad enumerare le bellezze di cui essa è sparsa, che queste potrà conoscerle appena ne svolgerà le prime carte. Se bramasse di avere qualche altra cosa in musica, mi scriva, o don Pietro, che, cogliendo l'opportunità delle prossime vacanze carnovalesche, procurerò di aggradirLa in quanto posso, e sebbene io Le sia lontano, l'amore me Le farà servire come se Le fossi dappresso». Lettera del 29 gennaio 1853; cfr. San Pio X, Lettere raccolte da VIAN, San Pio X Lettere, p. 7. Il fatto che il giovane chierico si dica in grado di enumerare "con lunga descrizione" le bellezze di quella Messa, denota una certa preparazione musicale.

[10] «Libero finalmente da tanti imbrogli - scrive al Jacuzzi il 22 giugno 1858 - finite tutte queste feste, che lungi dall'essermi di sollievo mi seccarono non poco per quella musica benedetta. alla quale con tutta la mia scienza sono preposto, mi credo in dovere di domandarle compatimento...». Cfr. MARCHESAN, Papa Pio X nella sua vita, p. 96. È probabile che anche negli anni precedenti abbia svolto attività del genere, anche se non in forma continuata. Lo fa pensare l'ordinamento della scuola di canto in Seminario (cfr. nota 8). Nella lettera riferita alla nota 9 il Sarto si dice pronto a copiare e inviare al suo cappellano altra musica, oltre la Messa di cui parla. Donde aveva tanta musica? Forse aveva a disposizione l'archivio musicale del Seminario. Mons. Francesco Zanotto, professore del Seminario di Treviso, che studiava all'Università di Padova al tempo che il Sarto era in Seminario, testimoniò che nelle visite che vi faceva lo vedeva spesso dirigere della musica nella cappella del Seminario, e che dai compagni senti lodare il Servo di Dio per la sua condotta, per il suo progresso negli studi e anche per l'abilità che mostrava nel dirigere la musica. Cfr. DANIELE, La formazione di S. Pio X, p. 314.

[11] Anche in seguito, da cappellano e vescovo, i canti della Settimana Santa attirarono l'interesse del Sarto. Mons. F. Cavallin, arciprete di Tombolo, sentì dire dai vecchi parrocchiani che il canto preferito insegnato dal Sarto era il versetto della processione delle Palme “Gloria laus”. Cfr. ROMITA, La preformazione del Motu Proprio di S. Pio X sulla musica sacra, p. 27. Vescovo di Mantova. «s'improvvisò perfino compositore di due semplici e popolari canti ancora in uso in alcune nostre chiese: il "Gloria laus" per la Domenica delle Palme e "O Redemptor" per la funzione degli Olii Santi». L. LEALI, La musica sacra a Mantova e l'opera del beato Pio X, in "Bollettino Ceciliano", XLVIII (1953), p. 131. Le due melodie, cortesemente inviatemi dallo stesso L. Leali, sono quelle del nostro quadernetto, un po' ritoccate nell'armonia.

[12] Quel quadernetto il Sarto lo tenne caro e se lo portò sempre dietro fino a Venezia, dove si fermò.

[13] È la melodia fatta eseguire dal Sarto a Mantova e che ancora vi si esegue in qualche chiesa (cfr. nota 11).

[14] La melodia fu composta dal Sarto a Mantova (cfr. nota 11). È scritta infatti con inchiostro diverso e aggiunta agli altri brani sui tre righi rimasti liberi della p. 20. È in chiave di sol, mentre tutti gli altri brani sono in chiave di do. La chiave di sol cominciò ad essere usata, per le voci, soltanto alla fine dell’800.

 

RIASSUNTO

Giorno della Settimana Santa Numero di composizioni
Domenica delle Palme 3
Giovedì Santo 6
Venerdì Santo 3
Sabato Santo 2
Litanie alla Madonna 1
Totale 15

 

Titolo Giorno Quantità Voci
Gloria laus Domenica delle Palme 1 tre e quattro voci
Gloria laus Domenica delle Palme 1 tre voci
Gloria laus Domenica delle Palme 1 due voci
Pange lingua Giovedì Santo 1 tre voci
Tantum ergo Giovedì Santo 1 tre voci
Nos autem Giovedì Santo 1 tre voci
Christus factus est Giovedì Santo 1 tre voci
Dextera Domini Giovedì Santo 1 tre voci
O Redemptor Giovedì Santo 1 due e tre voci
Popule meus Venerdì Santo 1 tre voci
O Crux benedicta Venerdì Santo 1 quattro voci
Vexilla regis Venerdì Santo 1 tre voci
Confitemini Domino Sabato Santo 1 due e tre voci
Gloria Patri Sabato Santo 1 tre voci
Litanie della Madonna   1 tre voci
Totale   15  

Uno spartito musicale di G. Sarto

ultimo aggiornamento 14.08.2007

 
 
 
 
 
I commenti e i messaggi sono di proprietà dei rispettivi autori, il resto © 2000-2009 dell'Associazione Culturale "Tempo e Memoria".
Questo sito è stato creato da Ermanno Baschiera in collaborazione con queste persone.