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Salzano, la singolare "unicità" di una comunità parrocchiale veneta

Molte, anzi moltissime, sono le comunità civili ed ecclesiali che presentano una connotazione indelebile od una caratteristica esclusiva: è quasi un marchio di monopolio che permette, solo alla prima occhiata, una loro individuazione micrometrica e senza il minimo errore.

Ci sono, ad esempio, luoghi che sono noti nel mondo per efferatezze e per qualità negative: farebbero di tutto per cancellare l'onta subita solo se la storia potesse tornare indietro.

Ci sono, al contrario, anche comunità che fanno proprio di tutto, pur di trovare un posticino al sole o di essere illuminate da una luce qualsiasi, non necessariamente radiosa o paradisiaca, e si affannano a trovare la punta di uno spillo che possa punzecchiare in qualche modo qualcuno (o qualcosa) che le possa segnalare.

In mezzo al guado stanno invece quelle comunità che hanno non dico qualche elemento positivo e probante, ma ne hanno almeno uno: però non se ne ornano nel modo più assoluto, o perché non lo conoscono, oppure perché non interessa loro metterlo in mostra.

Una di queste è certamente Salzano.

Oh, Salzano! Un paese carneade, che è pure Nazareth.

"Ma cosa può venir fuori di buono da questo paese, terra non di santi locali, navigatori "navigati" o cantanti doc, ma di tangentieri, politicanti, sedicenti "professori" e "poeti", multiformità brulicanti, ecc.?", come si domandano gli estranei bene informati.

Cerchiamo di capirlo assieme, avvicinandoci un po' alla volta al "dunque".

Domandiamoci intanto: quanti sono i luoghi che si sentono così importanti da sembrare rari, se non unici, per la loro singolare peculiarità?

A ben guardare, sono molti, anzi moltissimi, ma quasi tutti godono di attribuzioni distintive che possono essere condivise, nel bene e nel male, anche con numerosi altri posti in tutti i continenti.

Cominciamo però con lo sfrondare subito la multiforme casistica, tralasciando di proposito quelli che si vantano nell'effimero per attrici o attricette, montano in superbia per campioni sportivi del momento o per altre similari vaghezze, del tutto accidentali e contingenti.

Restringiamo, altrettanto intenzionalmente, l'indagine al solo campo della religione cattolica e di tutte le comunità parrocchiali, che da qualche tempo offrono esempi non sempre edificanti, esibendosi anche televisivamente con spunti non proprio originalissimi trasudanti di "santo" orgoglio.

Quante sono le parrocchie che si gloriano di avere dato i natali a beati oppure a santi?

Certamente molte, anche se la santità è un valore da tempo in declino in un'epoca di dilagante secolarizzazione: mi viene quasi da dire che sono tanti quanti sono i beati ed i santi del calendario messi insieme, compresi anche quelli che non vengono ufficialmente riconosciuti.

Quante sono le parrocchie, il cui nome è stato appena intravisto nelle profondità dei grossi tomi di storia ecclesiastica, per il solo fatto di essere stati il luogo di origine di un papa?

E qui mi viene spontaneo concludere che sono molti di meno dei santi, ma anche molti di meno dei papi contenuti nell'elenco ufficiale vaticano, che hanno visto la luce in luoghi di varia fama e grandezza.

A contendersi tale onore non ci sono quindi solo grandi città, per le quali è talvolta comprensibile una motivazione legata alla storia pregressa ed ai fastigi dei propri casati, ma ci si sono messe di mezzo anche microscopiche località della provincia più profonda, che si gonfiano come supertacchini per tali microcitazioni: in fin dei conti, è fin troppo chiaro che un tale non è diventato papa perché i suoi genitori si sono trovati a vivere qui o lì, oppure per il solo fatto di avere succhiato un latte materno, che si vocifera essere stato straripante di mirabolanti potenzialità nutrizionali, non solo biologiche, ma addirittura spirituali!

Quante sono, infine, le parrocchie che possono vantare l'onore di avere avuto come pastore un certo parroco, magari famoso per una latteria, o per una cassa rurale, o per la fondazione di un istituto religioso o, infine, perché cinto dell'aureola della santità?

Queste sicuramente sono ancora meno numerose, ma ce n'è un discreto numero che disquisisce lungamente delle sue campane dal suono particolarmente santificante, e disserta profondamente di humus parrocchiale e sociale altamente fecondo ed edificante.

Proseguiamo ora la nostra ricerca, ed aiutiamoci con qualche modestissimo concetto legato all'operazione di intersezione, mutuato dalla teoria degli insiemi.

Tentiamo di cogliere qualche modesta intersezione tra questi tre requisiti: papa, santo e parroco.

Se li consideriamo a due a due, ci accorgiamo subito che la numerosità di queste comunità si restringe ancor più vertiginosamente: quante di loro possono vantare la contemporanea presenza di un papa santo, oppure di un parroco santo, oppure di un parroco papa?

Tra gli elementi di questi nuovi insiemi, ottenuti per intersezione, mi sembra di potere affermare che i papi santi sono i più numerosi, essendoci nella mia memoria almeno S. Gregorio VII, nato a Sovana (Grosseto), S. Pio V, nato a Bosco (Alessandria) e S. Pio X, nato a Riese (Treviso), mentre, al contrario, un parroco santo mi consta essere vissuto almeno ad Ars e a Salzano, ed un parroco papa (o un papa parroco, che dir si voglia) solo a Salzano.

Ebbene, si: allo stadio attuale delle ricerche, San Giuseppe Sarto è stato, nella millenaria Storia della Chiesa di Cristo, l'unico papa che sia stato eletto al soglio di Pietro dopo avere percorso tutti i gradini del ministero sacerdotale, nessuno escluso.

Facciamo ora l'ultimo passettino: quante comunità parrocchiali possono dire di essere state onorate dalla presenza di un parroco, divenuto in seguito papa e santo?

La risposta è una sola: la parrocchia di Salzano.

Coloro che hanno un po' di infarinatura di Analisi Matematica, mi capiscono a meraviglia quando dico che si può enunciare il seguente Teorema di esistenza ed unicità: Esiste ed è unico il fatto che, allo stadio attuale delle ricerche storiche, Salzano è l'unica parrocchia esistente al mondo ad essere stata onorata e vivificata dalla presenza di un parroco, divenuto in seguito papa e santo.

E, di più, mi capiscono ancora meglio quando affermo che il teorema dà condizioni necessarie e sufficienti. Infatti, facendo l'ipotesi (condizione sufficiente) che Salzano sia unica al mondo per una questione religiosa, ne segue come tesi (condizione necessaria) che è l'unica parrocchia del mondo che sia stata onorata da un parroco, divenuto in seguito papa e santo. Viceversa, facendo l'ipotesi (condizione sufficiente) che una parrocchia al mondo sia stata onorata da un parroco, divenuto in seguito papa e santo, ne segue come tesi (condizione necessaria) che questa parrocchia unica è Salzano.

Detto in parole povere, in modo che tutti, anche i non iniziati, possano capire pienamente la questione posta sul tappeto, la parrocchia Salzano ha una prerogativa comunitaria in senso religioso che ha una risposta scontata, e che le altre comunità parrocchiale hanno un bel dire a proposito!

Tutto qui?

Scusate se è poco, ma se proprio si vuole andare più a fondo, posso anche inserire, come valore aggiunto, anche alcune domande retoriche, dalla risposta evidentemente scontatissima: chi ha scritto il "catechismo di Salzano"? Dove è stato scritto il "catechismo di Salzano"? Chi ha posto le premesse per una rivoluzione eucaristica, nel senso di una maggiore frequenza e di una maggiore apertura verso i bambini e gli ammalati? Dove sono state poste le premesse per tale rivoluzione eucaristica? Chi ha esercitato una carità senza pari, anche con pericolo della propria vita? Dove è stata esercitata una carità senza pari? Chi ha posto le premesse per il rinnovamento liturgico e del canto sacro? Dove sono state poste le premesse per il rinnovamento liturgico e del canto sacro? Chi ha cercato sempre un riavvicinamento tra lo Stato italiano e la Chiesa, pur in ambito intransigente? Dove sono state poste le premesse per una collaborazione tra il comune, articolazione dello Stato italiano, e la parrocchia, cellula fondamentale della Chiesa?

Ogni ulteriore parola non è solo del tutto inutile, ma è dannosa e spocchiosa.

Quirino Bortolato

ultimo aggiornamento: 07.08.2007

 
 
 
 
 
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