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Scheda n. 48

(di Chiara Semenzato)

Da:
Il Museo di san Pio X a Salzano
Argenti, tessuti e arredi sacri dal Quattrocento al Novecento
Amministrazione Comunale di Salzano, 1999 
Pag. 109

Immagine inginocchiatoio

N. inv. 101

INGINOCCHIATOIO

1893 (datato)  - Italia (Veneto)

Dimensioni h. 112 cm.; larg. 70 cm.; max prof. 80 cm.
Materiali / Tecnica legno di abete intagliato dipinto e dorato.

Poggiagomiti rettangolare inclinato a 45°, imbottito di velluto tagliato in seta rossa con frangia dorata; al di sotto vano portaoggetti. All'interno, sul rovescio del poggiagomiti, schizzo a matita del motivo decorativo inserito nella parte alta della parete frontale dell'inginocchiatoio.

Parete frontale divisa in due parti. Nella superiore, più bassa, sul fondo bianco è traforato un fiore quadrilobato dorato; all'interno del fiore una placca vitrea ottagonale a fondo oro, recante la scritta in rosso "Salzano", centrata tra i lobi.

La parte inferiore riporta, inscritto dentro un quadrato, un grande rosone dorato traforato con al centro un esagono dai cui vertici partono delle bifore unite tra loro da girali.

Le pareti laterali sono similmente divise in due parti.

Nella superiore, su fondo bianco, inscritto in un cerchio, è traforato un fiore a quattro petali; subito sotto vi è un fiore quadrilobato dorato e incavato. Nella parte inferiore sono intagliate due monofore con arco a sesto rialzato trilobato; all'interno la monofora è traforata con sei fiori quadrilobati. Sulla parete di desta, in basso, placca metallica con iscrizione.

II montante delle pareti laterali ha scanalature verticali dorate, ed alla base vi è una foglia d'acanto intagliata e dorata. La pedana, rettangolare, è anch'essa imbottita con velluto di seta rossa ed è unita al corpo anteriore da traverse diritte che fungono anche da ritti d'appoggio. conclusi da piedi a mensola.

Notizie storico critiche

Nominato Patriarca di Venezia nel 1893, Giuseppe Sarto fece il suo ingresso ufficiale in città un anno dopo, nel novembre del 1894, per un ritardo fu dovuto a questioni politiche[1]. Il giubilo dei veneziani fu grande, tanto che le celebrazioni furono progettate con estrema cura e pompa, come risulta dai documenti ancora conservati presso l'Archivio della Curia Patriarcale di Venezia[2].

La gioia dei Salzanesi non fu da meno, ora che essi potevano riavere vicino il loro vecchio parroco[3]; per festeggiare l'avvenimento, la parrocchia decise di donare al Patriarca questo inginocchiatoio che gli venne consegnato dall'Arciprete Giovanni Prevedello nel corso della sua prima visita ufficiale[4]. Di questo avvenimento non è stato conservato alcun documento, né presso l'Archivio Parrocchiale di Salzano - dove non è stato trovato alcun riscontro né della data della visita, né della commissione del manufatto - né presso l'Archivio della Curia Patriarcale.

Il dono dovette tuttavia risultare molto gradito a Don Sarto, perché sappiamo dall'iscrizione apposta sull'inginocchiatoio che egli lo tenne presso di sé, collocandolo nella Cappella privata del Palazzo Patriarcale ed usandolo durante i suoi nove anni di permanenza a Venezia. Quando egli venne eletto al soglio papale, nel 1903, l'inginocchiatoio venne relegato in un magazzino, dove venne ritrovato da Eugenio Bacchion, allora giovane attivista di Azione Cattolica, che ne ottenne la restituzione dal Cardinale Adeodato Piazza[5] nel 1940.

Ciò nonostante, non è però possibile documentare la realizzazione dell'inginocchiatoio, e la genesi concettuale che vi è sottesa. Infatti non ci è pervenuto alcun documento relativo all'artigiano che l'ha realizzato, come pure alla commissione.

La pesantezza, il gusto cromatico e la poca fluidità degli intagli fanno pensare ad una manifattura locale, ed il veloce schizzo che compare nascosto sotto il poggiagomiti avvalora questa ipotesi, poiché indica che dell'oggetto non venne eseguito prima un accurato studio su carta e fu solo in corso d'opera che si mostrò - forse al committente - come si intendeva ricordare al Patriarca la provenienza salzanese del dono.

Ma perché scegliere il gusto neogotico per realizzare questo inginocchiatoio, quando questo non era certamente lo stile più all'avanguardia del momento? Dietro la scelta di preferire questa tendenza rispetto ad altri orientamenti, si riscontra più che un desiderio di offrire un oggetto realizzato secondo i dettami delle ultime mode, la volontà di donare un manufatto che potesse ben inserirsi nel tessuto artistico veneziano. Infatti, il gusto neogotico, introdotto in Inghilterra nel corso del XVIII secolo, vi ebbe il maggior sviluppo tra il 1742 e il 1770, trova qualche successo e considerazione in Italia nel primissimo '800 (nel 1831 Giuseppe Borsato pubblica alcuni disegni per sedie in quel gusto) e se ne trovano tracce fin dopo il 1860[6], ma esso non è mai l'unico riferimento - come accade in Inghilterra ‑ bensì uno dei possibili modi di espressione. Da qui appare dunque chiaro che chi scelse di realizzare l'inginocchiatoio nel 1893 secondo tale modalità espressiva lo fece non tanto per donare un'opera all'ultima moda, quanto per adattare il manufatto al contesto e al destinatario.

Sebbene il rosone centrale della parete frontale richiami alcuni disegni di decorazioni neogotiche approntate da Chippendale[7] questo non resta che un pretesto, poiché il vero intento è quello di rendere l'inginocchiatoio quanto più possibile vicino al gotico veneziano.

Questo effetto è ottenuto attraverso citazioni colte; non sfugge infatti la ripresa del fiore quadrilobato dalla loggia di Palazzo Ducale, né lo snello arco a sesto rialzato trilobato della monofora ripreso da Ca' Foscari. Si può immaginare che l'intento di aderire quanto più possibile al contesto veneziano fosse determinato dalla volontà che l'oggetto non stonasse nelle stanze patriarcali, e fosse perciò ben accetto.

ISCRIZIONI

"Dono fatto dalla Parrocchia di Salzano a S. E il Cardinale Giuseppe Sarto elevato alla sede patriarcale di Venezia. Il Cardinale Sarto lo collocò nella Cappella Privata del Patriarcato e lo usò nei nove anni di sua permanenza a Venezia. Il Cardinale Adeodato Piazza ritornò a Salzano lo storico cimelio. Eugenio Bacchion curavit A.. D. MCMXL"


[1] MARCHESAN, 1905, p. 316.

[2] APVE, Curia Patriarcale - Sezione Moderna. Patriarchi, Patriarca Sarto, bb. 1, 2.

[3] BACCHION, 1925, p. 177.

[4] Ibid.

[5] Secondo l'autorevole parere di Don Antonio Niero della Curia Patriarcale di Venezia, la restituzione venne concordata per via confidenziale non va dimenticato che Bacchion qualche anno più tardi verrà eletto Presidente dell'Azione Cattolica di Venezia - senza, perciò nessuna traccia documentaria.

[6] Antiquariato..., 1980, sub voce.

[7] CHIPPENDALE, The Director..., Tav. XXV e XLIV

Bibliografia

BORTOLATO, 1973, p. 28.

Ultimo aggiornamento: 04.08.2007

 
 
 
 
 
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